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L'Investitore Aziendale

  • Immagine del redattore: DannyDeVito
    DannyDeVito
  • 18 mag 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

In questo mese ho venduto una parte delle azioni della mia azienda.

Se devo essere sincero, al momento dell’acquisto non ero certo se avrei mai venduto queste azioni durante la mia carriera; anzi, pensavo di mantenerle idealmente “fino alla fine”.


Si dice spesso di evitare di possedere azioni dell’azienda per cui si lavora, per non aumentare il rischio di concentrazione: il tuo stipendio proviene dall’azienda, e se questa dovesse fallire, potresti perdere sia il lavoro che il patrimonio investito in quelle azioni.

A mio parere, la risposta a questa questione è un grosso “dipende”.


Ragioniamo per estremi: ipotizziamo di lavorare per “Fruit of the Loom”, che è di proprietà di Berkshire Hathaway. Se ci fosse un piano azionario per dipendenti che ti permette di acquistare azioni Berkshire a sconto, rinunceresti a questa opportunità perché Fruit of the Loom potrebbe fallire e tu potresti perdere il lavoro? Mi sembra un po’ esagerato.

Il mio caso riflette questa situazione: se la multinazionale per cui lavoro vendesse una delle sue sedi, probabilmente non si noterebbe nemmeno. Diciamo, per semplicità, che lavoro per l’equivalente di Fruit of the Loom.

Quindi, il mio approccio è stato: finché ti fanno comprare, compra per massimizzare lo sconto, con la consapevolezza che avrei dovuto mantenere la posizione per almeno 5 anni prima di vendere.

Devo comunque ringraziare questa opportunità aziendale perché mi ha permesso di interessarmi al mondo degli investimenti in generale. Se avessi preso altre strade, probabilmente sarebbe stato più difficile diventare un investitore.


Dopo qualche anno seguendo questo approccio, tuttavia, mi sono ritrovato in una situazione in cui la posizione più grande del mio portafoglio era legata alle azioni della mia azienda, complice anche la bull run avuta da questa nel corso degli ultimi anni.

Sono arrivato ad avere più di un terzo del portafoglio composto da questa singola stock.

Non mi sentivo più tranquillo a possedere una porzione così grande in un’azienda singola. Di solito è incredibilmente poco volatile, ma nell’ultimo periodo sembra essere esplosa oltre ogni immaginazione. Da dipendente, pur non avendo un vantaggio informativo, ho la sensazione che gli ultimi due anni siano stati il picco di un ciclo positivo di domanda (sì, pur essendo estremamente diversificata, è pur sempre un’azienda ciclica, anche se i cicli potrebbero trovarsi in fasi diverse).


Mi sono quindi affidato all’analisi fondamentale fatta un anno fa.

Su quella base, l’azienda nel suo complesso era sopravvalutata del 15% circa, anche se, come sappiamo, le valutazioni fondamentali sono da prendere sempre con le pinze.

Unendo la mia sensazione personale di rischio aumentato e la valutazione fondamentale, pur con tutte le approssimazioni del caso, ho deciso di liquidare tutto il liquidabile per poi girarlo su strumenti più diversificati.

A causa del gain, l’impatto delle tasse è stato abbastanza alto, e non mi è stato possibile spostare in maniera agevole la posizione sul mio broker per sfruttare la compensazione delle minusvalenze.

Facendo due conti, ho visto che reinvestendo in un ETF da dividendo con rendimento pari o superiore al 2,7%, pur avendo pagato le tasse sul guadagno, l’impatto che avrò sulla rendita netta sarà praticamente nullo.


Lascerò con il dubbio che la mia azienda aumenti ancora i dividendi, e questo sarà un peccato forse: negli ultimi 3-4 anni, la mia azienda li ha aumentati in maniera non replicabile da un ETF. Non voglio tuttavia espormi a un rischio così alto per guadagnare un 1% in più di yield per poi perdere un 50% sulla posizione.


Piccola chicca: per la vendita mi hanno fatto pagare una commissione di vendita pari a 33 euro (e mi ci hanno buttato sopra pure l’IVA, robe da pazzi…)


A presto,

LRI

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